Ci eravamo lasciati con una introduzione e delle riflessioni sul mondo scuola. Partiamo quindi in modo più tecnico, oggi. Scuola e famiglia rimangono le uniche sfere in grado di interagire appieno per un’azione combinata di educazione/istruzione, questo ormai è noto a tutti. Quello che manca è il reciproco ascolto e coordinamento.
Quando lavoro nelle scuole con i miei progetti su bullismo e cyberbullismo noto quanto, in un modo o nell’altro, si verifichi uno “scarica barile” nelle responsabilità di ciò che eventualmente sono chiamata ad affrontare o se del caso prevenire. Questa è la prima riflessione che pongo qui: davvero le colpe sono solo dei genitori? Davvero sono solo degli insegnanti? Davvero dobbiamo sempre e solo parlare di colpe?
Ci faremo strada attraverso questi quesiti post dopo post. Vi basti sapere al momento che puntare il dito è una pratica obsoleta e non ha mai portato grandi risultati.
Anche per il bullismo e il cyberbullismo la miglior arma rimane l’ascolto e la collaborazione, in primis, poi una strategia di contrasto e prevenzione. Ognuno nel suo “ruolo”.
Cos’è però il cyberbullismo?
Fughiamo subito ogni dubbio e diciamo per prima cosa che, per quanto esteso anche agli adulti, sarebbe azione commessa e che può essere commessa solo dagli infra diciottenni (così come per il bullismo). Si utilizzano le strumentazioni tecnologiche per colpire, denigrare, diffamare ecc. la vittima designata. Abbiamo sfatato così il primo mito: non si parla di bullismo e cyberbullismo tra adulti, per quanto ormai il termine spopoli. Nascono entrambi come problema inerente la fascia soprattutto adolescenziale, collegato ai tipici comportamenti adolescenziali che comportano un salto tra l’infanzia e l’essere adulti. Un salto al quale consegue un cambio, una scoperta di se stessi. I nostri ragazzi devono capire come farsi strada da soli, facendo i primi passi senza l’aiuto dei genitori e non è raro che all’interno di tutto ciò si inseriscano fenomeni capaci di portare ad un’affermazione sociale per il tramite però di atti pericolosi, denigratori come bullismo e cyberbullismo.
Cosa fare quindi? Informarsi
Eliminiamo la prima convinzioni sbagliata. Non è vero che i nostri ragazzi sono dei geni perché sanno “smanettare” con il telefono meglio di noi. L’interfaccia degli smartphone è pensata in modo estremamente semplice. Paradossalmente saprebbero usare con più fatica il nostro vecchio Nokia 3330. Il problema è che la nostra è una generazione “non touch”, pertanto risulta più facile pensare e agire in un modo differente rispetto ai ragazzi. Siamo cresciuti nei cortili con pallone e giochi. Loro sono cresciuti con PC e console, con realtà interattive già avanzate. Con una propensione tecnologica alta e una motoria più bassa. Ci siamo tutti convinti che fossero meglio di noi, non ci siamo accorti che questa propensione andasse guidata. Posso usare la macchina senza patente? No. Per telefono e PC non ce lo siamo chiesti e si sono create involuzioni pericolose nell’uso non consapevole e a volte dannoso dei nuovi smartphone e dei social network. Solo che quel mondo appare agli adulti poco “tattile” per l’appunto e quindi per nulla pericoloso. E qui ci siamo sbagliati. Ogni realtà, fisica o virtuale ha le sue regole di condotta, diritti ma anche doveri e quindi se del caso, conseguenze e sanzioni.
Partiremo proprio da qui nel prossimo post, analizzeremo tutti i tipi di cyberbullismo esistenti, collegandoli con le fattispecie di reato del codice penale.
Giurista specializzata in bullismo e cyberbullismo, formatrice in scuole ed enti. Appassionata di lettura e scrittura. Fonda il suo credo professionale sul brocardo plutarchiano “la Mente non è una nave da caricare ma un fuoco da accendere”