Immergersi come in un mare ricco di immagini di opere d’arte da tutto il mondo, scoprirne i dettagli e la storia, visitare le gallerie di musei e mostre come fossimo lì di persona, perdendoci piacevolmente tra contenuti originali e interattivi, guidati dalla nostra curiosità sempre più stimolata senza nemmeno bisogno di una mappa.
Questo è quello che si prova girovagando nella piattaforma Google Arts & Culture, nata nel 2011 dall’idea di Amit Sood, ingegnere della multinazionale che con la possibilità di usare il 20% del proprio orario di lavoro per progetti innovativi personali, ha cercato di compensare l’offerta in rete dei musei, all’epoca ancora limitata. Dalla partecipazione iniziale di soli 17 musei, oggi Google Arts & Culture supporta oltre 2000 enti culturali in più di 80 Paesi, più di 200.000 immagini digitali ad alta risoluzione di opere d’arte originali, 7 milioni di reperti di archivio e più di 3000 esposizioni online a cura di esperti.
La piattaforma offre infatti tutti gli strumenti e le tecnologie per consentire alle organizzazioni culturali di condividere online il proprio patrimonio, rendendolo accessibile gratuitamente ad un pubblico globale. Ecco, quindi, che la tecnologia di Street View è utilizzata per creare tour all’interno dei musei o in mostre pensate appositamente per la piattaforma, la realtà virtuale permette tramite visori di immergersi completamente e la Art Camera, una speciale macchina fotografica robotizzata realizzata appositamente, può riprendere opere d’arte in gigapixel, ovvero un’immagine composta da oltre un miliardo di pixel, in tempi molto rapidi.
Non si tratta però solo di mettere passivamente online milioni di immagini, ma creare percorsi critici e tematici dando sempre nuove chiavi di lettura del patrimonio perché diventi “parlante” e possa comunicare sempre nuovi messaggi e contenuti. Noi utenti possiamo quindi zoomare dentro le opere d’arte per scoprirne i più piccoli dettagli, navigare in gallerie organizzate non solo nel più classico ordine cronologico o per artisti ma anche per colori. Grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale è possibile scegliere il nostro colore preferito e veder apparire una galleria di opere, tutte diverse ma accomunate dal colore preferito scelto. Altrettanto interessanti sono le sezioni tematiche, sempre più articolate e sofisticate grazie all’intervento di studiosi, curatori e artisti. Come nel caso di “Harry Potter: A History of Magic” che nasce da una mostra allestita alla British Library di Londra e ne porta online il fascino. Scoprire la storia della magia in un carosello di illustrazioni ricche di dettagli e di bizzarri oggetti e poter studiare come un mago, un wizard, leggendo ricette medievali e scoprendo animali fantastici del mondo di Hogwarts da antichi bestiari come avessimo una lente d’ingrandimento.
Non dimentichiamo che la conoscenza può passare anche attraverso il gioco e la sperimentazione tramite il nostro telefono. L’applicazione Art Transfer ci consente per esempio di trasformare le nostre foto traendo ispirazione da artisti famosi come Van Gogh e Kandinsky, mentre Pet Portraits invece confronta una foto del nostro animale domestico con le opere d’arte dei musei di tutto il mondo. Altri giochi ci sfidano invece a riconoscere le immagini create dall’AI dalle opere d’arte ma possiamo anche provare a creare melodie con l’aiuto dei grandi compositori del passato.
Tutto questo ci allontana dal mondo reale e concreto, dall’esperienza di fisica? “The real thing is always better” le parole dello stesso Amit Sood che riassumono in poche parole il fatto che l’arte non ha nulla da temere dalla tecnologia e dalle sue possibilità perché diventa strumento ulteriore di avvicinamento e di stimolazione della curiosità, elemento fondamentale tanto nella realtà concreta che in quella virtuale.